Ancora oggi, mentre il paese
affoga sotto il maltempo, i drammi sociali e del lavoro, la Commissione
Europea continua a chiedere all'Italia maggiori impegni per le privatizzazioni e
per la spending review.
Una leadership europea priva di
legittimità democratica e del tutto screditata continua a dare ordini e a fare
danni enormi nel nostro continente.
La ricetta del pareggio di
bilancio ha distrutto e sta distruggendo la capacità di reggere alla crisi in
sempre più paesi.
La recessione avanza insieme
alla distruzione di tutti gli strumenti (investimenti statali, redistribuzione,
garanzie sociali) che possono permettere di reagire positivamente alla fase
peggiore della nostra storia recente.
Lo diciamo ad alta voce:
l'unica stabilità che ci interessa è quella sociale e del territorio. Così si
salva l'Italia e l'Europa.
Dopo la Sardegna, burrasche
anomale e gigantesche hanno portato morte e distruzione in tante regioni del
Sud. Siamo vicini alle vittime e alle comunità colpite.
Il riscaldamento globale ha già
cambiato il clima nel nostro paese, e non siamo attrezzati. I costi umani,
sociali, economici sono già oggi altissimi e diventeranno più alti.
Il pareggio di bilancio può e
deve attendere.
Chiediamo un gigantesco piano
di investimenti pubblici, gestiti in trasparenza sotto il controllo democratico
delle comunità locali e dei cittadini, per la messa in sicurezza del territorio
e degli edifici pubblici e privati, per il riassetto dei piani urbanistici, per
la ricostruzione ecologica delle zone terremotate e devastate, per la bonifica
delle zone inquinate, per il consumo zero di suolo, per la mobilità sostenibile,
per la riconversione energetica, per l'agricoltura di qualità e di piccola
scala, per il ripopolamento delle aree non urbane.
Chiediamo la fine di tutte le
opere inutili e distruttive, utili solo ai profitti di pochi, dagli F35 alla
Tav, al Muos, alla costruzione e all'ampliamento di centrali e alle discariche
inquinanti, alle trivellazioni in mare.
Chiediamo che non si proceda
alla svendita e alla privatizzazione di nessun bene comune naturale e sociale e
che al contrario si recuperino quelli già sottratti alla comunità
Così si crea lavoro, si produce
e distribuisce ricchezza, così si esce dalla crisi. Così si fa la nostra Europa.
Tutto il resto sono bugie. Che vengano dai diktat ideologici europei o dal
desolante dibattito politico italiano.
Roma, 3 dicembre
2013
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