venerdì 17 febbraio 2012

ARCI aderisce alla Manifestazione popolare No Tav Bussoleno-Susa del 25 febbraio 2012

L’ARCI conferma il suo impegno a fianco della popolazione e dei sindaci della Val di Susa nell'opposizione al progetto Tav Torino-Lione.
Chi sperava che il cambio al governo del Paese portasse un clima più disteso anche in Val di Susa per ora è rimasto deluso. Prosegue la militarizzazione della Maddalena di Chiomonte, e sono arrivati anche i primi arresti, condotti in un'operazione che ha avuto un'eco mediatica degna delle retate antimafia o antiterrorismo. Pur evitando ogni prematuro giudizio sul merito dei reati ascritti agli imputati, lasciano non poche perplessità l'emissione di misure cautelari nei confronti di decine di partecipanti al presidio ed alla manifestazione del 3 luglio scorso a Chiomonte, per fatti avvenuti dunque sette mesi fa.
Riguardo all'area militarizzata della Maddalena siamo di fronte ad una situazione grottesca: qualunque cosa si pensi sulle effettive necessità presenti e future di potenziamento ferroviario fra l'ingresso a Torino da Milano fino alla Francia, è irrazionale che si parta scavando un tunnel di servizio a Chiomonte in Val di Susa, funzionale come supporto collaterale di un secondo tunnel ferroviario sotto le Alpi, quando tutti gli studi prevedono eventualmente – come è intuitivo pensare – prima una saturazione della linea di pianura sul territorio nazionale, piuttosto che una improbabile saturazione dei valichi internazionali.
Saremo “ancora in cammino”, come a Genova nel 2001 e a Venaus nel 2005, per difendere l'ambiente, i diritti e la democrazia.

Saremo in cammino:
contro la logica delle grandi opere;
- per le lotte in difesa dei beni comuni;
- perché riteniamo gli arresti e le misure cautelari contro i no tav sproporzionati rispetto alle accuse;
- per chiedere la fine della militarizzazione della Valle e del “cantiere” della Maddalena di Chiomonte, del quale – come ha dichiarato l'onorevole Sonia Alfano – "la delegazione di deputati del Parlamento Europeo ha certificato l’inesistenza" durante la visita del 10 febbraio.

Sabato 25 saremo ancora una volta accanto al popolo della Val di Susa, in movimento, pacifico e determinato per difendere in modo nonviolento i beni comuni, la nostra terra e il futuro di tutte e tutti.
Giancarlo Pizzardi - presidente regionale ARCI Piemonte
Gabiele Moroni - presidente territoriale ARCI Valle Susa


Note logistiche:

- Chiediamo a circoli e comitati arci che intendono partecipare alla manifestazione di inviare una email a vallesusa@arci.it o a piemonte@arci.it indicando un proprio referente che parteciperà alla manifestazione (specificando email e cell.).
- L'appuntamento è per le ore 12.30 nella piazza della stazione di Bussoleno, dove troverete il furgone dell'ARCI.
- Per raggiungere Bussoleno è consigliabile l'uso del treno (partenze da Torino P.N. 10.20; 10.45; 11.20; 11.45; 12.20. partenze dal Collegno FS 10.30; 11.00; 11.30; 12.00; 12.30).
- Da Susa sono previste delle navette per tornare a Bussoleno al termine della manifestazione (il percorso è di 8,5 km circa).
- Contatti utili: Gabriele Moroni 348.2501585; Beppe Melchionna 347.4930300; Ivo Ghignoli 346.1560670.

lunedì 6 febbraio 2012

CAMPAGNA DI ‘OBBEDIENZA CIVILE: IL MIO VOTO VA RISPETTATO’

Nel prossimo fine settimana, con mobilitazioni diffuse e azioni comunicative, il Forum italiano dei movimenti per l’acqua lancerà ufficialmente in tutto il Paese la campagna di ‘obbedienza civile’.


La campagna nasce dalla volontà di reagire alla disobbedienza, da parte delle istituzioni e dei gestori, di quanto imposto dal risultato referendario.

Il governo ha provato a riproporre la liberalizzazione del servizio idrico nel Decreto anticrisi nei giorni scorsi, ed e' stato fermato solo grazie a una immediata e forte mobilitazione. 

I gestori non stanno applicando la riduzione delle tariffe, nonostante la Corte Costituzionale abbia sancito che la eliminazione dalle bollette della quota di remunerazione del capitale investito dovesse essere immediatamente attuata.

La campagna di ‘obbedienza civile’ e' finalizzata a organizzare cittadini e soggetti collettivi ad applicare la riduzione delle proprie bollette, seguendo il dettato della Corte Costituzionale, facendo ricorso presso il proprio gestore.

Attraverso questo strumento, il Forum dell’Acqua confida di realizzare una campagna di alto impatto simbolico, capace di smuovere le acque del mondo politico e istituzionale per il rispetto del risultato referendario.

Non si tratta dunque di una campagna di obiezione ma di un ricorso, strumento legale e previsto dalla normativa. In teoria, fino a chiusura del contenzioso, non dovrebbero poter essere previste denunce per morosità ne' distacchi.

La campagna e' organizzata in modo che i comitati locali forniscano informazioni ai cittadini, raccolgano le adesioni, forniscano supporto legale, e diano impatto collettivo ai ricorsi -che comunque vanno fatti in modo individuale.

Si tratta comunque di una campagna impegnativa, che deve anche assumere caratteristiche diverse da luogo a luogo a seconda della situazione, e che implica una forte responsabilizzazione da parte di chi aderisce.

La Presidenza Nazionale dell’Arci, riunita nei giorni scorsi, confermando l’adesione alla campagna per il suo valore soprattutto simbolico, chiede ai comitati e ai circoli di discutere le forme della propria partecipazione che possono essere diversificate. I comitati e i circoli possono distribuire nei propri circoli il materiale informativo, in modo che i soci siano informati della campagna e, se interessati, rivolgersi ai punti di raccolta organizzati dai comitati locali del Forum Acqua; ospitare nel proprio circolo un punto di raccolta delle adesioni alla campagna; gestire in proprio un punto di raccolta, e partecipare attivamente alla raccolta delle adesioni nella propria comunità; aderire alla campagna con il proprio circolo, facendo ricorso.

Poiché la campagna chiede a cittadini singoli e a soggetti collettivi un gesto impegnativo, è necessario che tutti siano molto ben informati, in modo da fare le proprie scelte in modo consapevole.

Come già alcuni comitati stanno facendo, può essere utile organizzare incontri informativi e di discussione sulla campagna che coinvolgano i nostri circoli. Il Forum dell’ Acqua e' a disposizione per inviare a questo incontri esperti in materia.

Riflessioni attorno alla nevicata

Di Gennaro Di Cello

Ho visto, e sperimentato di persona, cosa può produrre una, tutto sommato banale, nevicata, in un tutto sommato ancora (per poco), paese industriale “avanzato”. Al di là dei soliti lai dei mass media, che lasciano il tempo che trovano, mi sono trovato a riflettere, in un treno ad alta velocità fermo in mezzo alla neve, sulla fragilità delle nostre società. Riflessione stimolata da un articolo sul Fatto, di quel giorno, a firma Massimo Fini, che a sua volta rifletteva su un elemento correlato: la perdita progressiva della nostra manualità umana.

Non siamo più capaci di fare niente con le nostre mani. Non siamo più capaci di praticare l’agricoltura. Il pollice è diventato dominante, quanto a trepestare sui tasti del cellulare, ma la mano non riceve più dal cervello ordini sensati che non siano quelli di usare coltello e forchetta.
Ho pensato che le nostre società sono diventate così complesse e costose, che se dovessimo essere costretti, da qualche imprevisto, a rinunciare collettivamente all’energia elettrica per più di tre giorni le nostre società cadrebbero nel panico e i morti si conterebbero non più a decine ma a centinaia di migliaia.

Complesse e costose. Abbiamo scelto l’alta velocità (lasciamo pure perdere la Val di Susa, dove la scelta è talmente insensata che non varrebbe nemmeno più la pena di parlarne se non fosse che il governo ha militarizzato, per farla, trenta comuni) senza nemmeno renderci conto che, più veloci andiamo, più quelle stesse macchine (e tutto il complicatissimo e costoso meccanismo che le fa muovere) diventano fragili come il vetro. Treni e scambi e rotaie, che potrebbero benissimo funzionare in condizioni di velocità tradizionali, diventano improvvisamente inabili a fronteggiare situazioni di emergenza, con il risultato che, invece di andare più veloci, restiamo fermi.

Il tutto di fronte alla prospettiva, serissima, che proprio ciò aumenta la probabilità di accadere nell’arco breve delle nostre vite. La crisi energetica, che facciamo tutti finta di non vedere, è appena dietro l’angolo. Le implicazioni che comporterà – sottolineo: nell’arco della vita nostra e dei nostri figli – saranno gigantesche.

Ma noi continuiamo a andare avanti, come dei dementi senza destino, a costruire complessità, facendo terra bruciata dietro le nostre spalle. Cioè facendo terra bruciata davanti al futuro dei nostri figli. Quando parli di “decrescita” sorgono rabbiose le urla degli sviluppisti a tutti i costi. E il governo dei tecnici, che ci sgoverna come il precedente governo dei puttanieri e dei ladri, ci promette ancora “crescita”.

Prima ancora di dire a Mario Monti che è un bugiardo, perché promette una crescita che non ci sarà, gli darei dell’irresponsabile. Gli direi: caro Monti, lei ci sta minacciando, con la sua crescita. Non la vogliamo la sua crescita. Vorremmo re-imparare a fare crescere i pomodori e le patate, perché sta venendo il tempo in cui non le troveremo più nel negozio sotto casa.


domenica 5 febbraio 2012

Servono politiche efficaci di protezione ecologica del mare

di Stefano Carmassi

In queste ore continuiamo ad assistere increduli al lento naufragio della nave da crociera Concordia in prossimità del porto dell’Isola del Giglio sita nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, dove alle vittime già identificate si sommano una ventiquattro di dispersi. Una vicenda terribile che ci porta a fare molteplici riflessioni sui trasporti marittimi attraverso le zone marine protette, e ci richiama all’altro caso avvenuto il 17 dicembre nel tratto di mare fra Livorno e l’Isola di Gorgona dove una nave cargo perdeva circa 200 fusti di monossido di cobalto e molibdeno. Due episodi a distanza di pochi giorni che ci narrano di imperizie, superficialità e fors’anche dolo e pone interrogativi urgenti su come si può condurre una nave come la Concordia come fosse un giocattolo, o sull’allegra navigazione con mare forza 9/10 del cargo Venezia seminando fusti di sostanze altamente pericolose all’interno del Santuario dei Cetacei, area marina protetta, dall’ecosistema tanto fascinoso quanto delicato e fragile. Il Santuario dei Cetacei, che si dipana fra Francia, Italia, Corsica e Sardegna, si configura come uno dei luoghi più suggestivi del Mediterraneo dove gli avvistamenti di balenottere e delfini sono molto frequenti nei circa 25.000 chilometri quadrati e che rappresentano un patrimonio di biodiversità formidabile. L’Italia a questo punto deve accelerare sulle politiche di protezione ecologica del mare, facendo accordi più stringenti con i paesi vicini e assumendo un ruolo guida nel Mediterraneo in materia di conservazione dell’ambiente marino. Dovrà anche dotare di norme attuative tutte quelle aree protette che ancora aspettano una regolamentazione definitiva.

È nota la scarsa capacità del Mediterraneo a rigenerarsi causa la poca apertura delle vie d’acqua, e il delicato equilibrio fra le economie delle comunità locali e le acque circostanti; equilibrio messo a dura prova non solo dagli incidenti navali ma anche e soprattutto dagli sversamenti quotidiani degli scarichi fognari, industriali e agricoli che immettono sostanze non biodegradabili e tensio-attive. La quantità di sostanze da rifiuti industriali come cadmio, piombo e arsenico, gli idrocarburi sversati durante i lavaggi delle cisterne delle petroliere, i fertilizzanti chimici e i liquami di origine animale  che arrivano al mare attraverso le vie d’acqua hanno raggiunto ormai livelli insostenibili. Tutto questo ridisegna in peggio il paesaggio marino, uno degli ultimi beni comuni rimasti dopo lo scippo del paesaggio costiero ad opera di cementificatori e speculatori di ogni risma e patria. In questa situazione diviene urgente una messa in rete più forte delle associazioni che hanno nelle loro finalità la difesa dell’ambiente, del paesaggio e degli ambienti marini e costieri. L’Arci e le sue basi associative dispiegate lungo tutta la costa italiana possono assumere un ruolo importante nella promozione della tutela ambientale e marina, nell’elaborazione di esempi di micro-economie locali legate al mare, nel raccogliere e dare voce alle innumerevoli vertenze che quotidianamente si presentano, e nella costruzione di nuovi orizzonti di senso.

Info: viareggio@arci.it

venerdì 3 febbraio 2012

Nessun cambiamento è possibile senza ricominciare a pensare all’ecosistema, al territorio, al paesaggio

di Raffaella Bolini

Siamo un paese conficcato nel Mediterraneo. Abbiamo 7500 chilometri di costa: una grande parte del nostro territorio non è fatto di terra. Dal mare è venuta gran parte della nostra storia, e potrebbe essere scritto un pezzo importante del nostro futuro. E invece andiamo avanti a consentire, senza troppe preoccupazioni, che il nostro mare diventi sempre più un gigantesco cimitero di biodiversità. Ci muoiono a migliaia i migranti, perchè abbiamo trasfromato in muro ciò che dovrebbe essere comunicazione, scambio, cooperazione, società, economia e cultura ricca e condivisa. Ci muoiono a miliardi di miliardi i viventi non umani, animali e vegetali - avvelenati, razziati, devastati dalla ricerca del profitto ad ogni costo, dall'incultura e dall'ignoranza, dai traffici dei poteri criminali, dalla speculazione. Inquinamento, rifiuti, discariche, pesca, edilizia e turismo dissennati: merce anche il mare, da sfruttare e consumare fino a consunzione. E se muoiono le coste, se l'acqua è inquinata, cosa importa? C'è sempre un altro modo per guadagnare. Il mare diventa una autostrada, un parco giochi, una vetrina per sfoggio di ricchezza. Chi ama il mare lo sa: una nazione che potrebbe campare solo di turismo e di natura, ammirata invidiata sognata in tutto il mondo, da anni scientificamente uccide il piccolo diporto, la nautica popolare, il turismo dolce e leggero -quello che crea lavoro diffuso, economia locale, cultura del paesaggio e della bellezza, mentre difende e costruisce identità e cultura.


Rimane da un lato il turismo massificato e intruppato dei villaggi turistici e delle mega navi da crociera, con le piscine e gli animatori a farci tutti allegri e tutti uguali, e dall'altro il lusso delle marine per mega-yacht e i posti barca che costano più di un appartamento. L'immagine della Costa Concordia sdraiata davanti al faro rosso dell'Isola del Giglio, dentro al più grande parco marino d'Europa, nel Santuario Pelagos dove ancora si trova la foca monaca, è un simbolo di quello che siamo diventati. E anche una indicazione forte per tutti, anche per noi.


La crisi ci impone di cambiare, ma se pensiamo di trovare una via di uscita senza ricominciare a pensare all'ecosistema, al territorio, al paesaggio - e dunque anche al mare - come a una priorità politica, economica e culturale rimarremo arenati. Non è un tema per gli addetti ai lavori, non è un tema per gli appassionati. Non è questione da delegare agli ambientalisti, o agli operatori. Fa parte del disegno necessario di un altra società, di un modo diverso di produrre e di consumare, di vivere. Per coincidenza, proprio il giorno del disastro della Concordia, il Consiglio Nazionale dell'Arci ha approvato la realizzazione, nel suo programma per il 2012, di un corso di formazione per formatori Arci di buone pratiche ecologiche che si terrà all'inizio di giugno. Il gruppo di lavoro ‘ambiente, beni comuni e stili di vita’ aveva già deciso di tenere il corso su un’isola italiana, in modo da iniziare anche dentro l'Arci un discorso sul mare e sulle pratiche associative che alla difesa del mare potremmo, in tanti nostri territori, pensare e promuovere.


A fine febbraio, a seconda dei soggetti pubblici e privati che ci aiuteranno a sostenerlo, identificheremo la sede del seminario e inizieremo a prepararne il programma e la partecipazione. Tre saranno gli ambiti di lavoro su cui lavoreremo, per saper meglio trasformare i contenuti di una società sostenibile in pratiche concrete per i circoli dell'Arci, per i soci, per i cittadini: acqua cibo ed energia, viaggio turismo e cultura, e naturalmente il mare.


Confidando che ciò ci aiuti a saper meglio riconquistare spazio pubblico, difendere beni comuni e affermare democrazia.

mercoledì 1 febbraio 2012

"Le idee necessitano di soggetti che ne siano portatori e che abbiano o conquistino forza politica."

di Raffaella Bolini

Con una frase, semplice e forte come le cose vere, Candido Gryzbowski di Ibase riassume il grande lavoro che, ancora una volta, la società civile brasiliana mette a disposizione di tutti, in un momento tanto complicato, organizzando la Cupola dos povos, il summit dei popoli, a Rio de Janeiro.


La Cupola, che si terra' dal 15 al 23 giugno in occasione della Conferenza Onu Rio+20 sullo sviluppo sostenibile, ha un obiettivo preciso: fare emergere una nuova alleanza globale fra chi condivide l'esigenza di un cambio di sistema.


Giustizia ambientale, sociale, ecologica. Un nuovo modo di produrre, di vivere e lavorare. No alla mercificazione della natura e dei beni comuni. Basta con la politica consegnata al capitalismo liberista e finanziario, generatore di instabilità e diseguaglianze.  Per una democrazia rinnovata. Con una visione lunga di futuro e un progetto concreto di transizione per uscire dalla crisi globale con una nuova economia e una nuova società.


Intorno a questi obiettivi lavorano insieme per costruire il Summit gli ambientalisti, i sindacati, gli altermondialisti, i movimenti educativi e dei diritti, gli indigeni, con un equilibrio complicato ma a cui tutti tengono molto.


Nessuno coltiva l'illusione che la Conferenza Onu ufficiale riesca a produrre le risposte di cui il mondo avrebbe bisogno. Solo due mesi fa, la Conferenza sul Cambio Climatico di Durban si e' conclusa con un risultato al di sotto del minimo.


La prima bozza del documento che chiudera' la Conferenza ufficiale e' stata massacrata la settimana scorsa a Porto Alegre, nel Forum Tematico verso Rio. Nella bozza, ad esempio, non si nomina mai la diseguaglianza.


Leonardo Boff lo dice chiaramente: "la nostra missione e' reinventare un paradigma nuovo. Oggi l'unico progetto razionale fa i conti con la finitezza delle risorse, con i rischi che corrono l'umanita e la biodiversità e con il bisogno di giustizia. Ma di questo nella bozza dei governi non c'e nulla."


Qui nessuno concede giustificazione alcuna alla falsa "economia verde" che distrugge le foreste in dimensioni bibliche per produrre agrocarburanti, e consegna le terre agricole alle multinazionali: sono in troppi quelli che verranno a Rio, fra imprese e governi, a ripulirsi l'immagine ma non la sostanza.


Di ben altro ci sarebbe bisogno, dice Marina Silva, leader molto amata uscita dal PT su posizioni ambientaliste "affrontare un problema di tanta magnitudine, richiede un impegno altrettanto grande. Dobbiamo essere capaci di una operazione di de-costruzione, di discontinuità  produttiva e creativa. E anche di disadattamento creativo, rispetto a tutte le cose che abbiamo appreso lungo tutta la nostra vita. Ci hanno detto che il sogno era avere la macchina, ora dobbiamo imparare a sognare un buon trasporto pubblico".


I cambiamenti storici avvengono grazie all'avanzamento culturale e al mutamento dei rapporti di forza. Anche quando la politica non e' capace di produrli, la cittadinanza organizzata può  fare molto, aiutando la costruzione di un nuovo immaginario e offrendo un punto di riferimento ai tanti che sentono l'esigenza di un cambiamento. Spesso la storia ha camminato sulla gambe dei movimenti di cittadinanza.


E per questo da un anno la società civile brasiliana, i movimenti sociali, i sindacati lavorano per il summit dei popoli di Rio. Non sono teneri con il loro governo su molte cose, ma per il loro lavoro autonomo ricevono riconoscimenti importanti: la presidente Dilma Roussef ha incontrato a lungo il comitato promotore brasiliano e i componenti del Consiglio Internazionale del Fsm, in una poco retorica discussione sul ruolo del Brasile.


La presidente difende la sua politica che, dice con forza, disobbedisce ogni giorno ai diktat neoliberisti, basata come e' su un fortissimo intervento pubblico per combattere la disuguaglianza e per fornire servizi pubblici di qualità . Afferma che in Europa la crisi e' stata costruita per distruggere i diritti sociali: e' una situazione terribile, perché e' peggio perdere diritti che non averne mai avuti.


Il cambio degli equilibri mondiali qui in Brasile si vede ad ogni angolo di strada ed e' potente. E qui salta anche agli occhi con tristezza, confrontandosi la qualità del dibattito, quanto sia profonda a tutti i livelli la nostra decadenza politica, culturale, perfino morale.


Anche per questo, una nuova fase di relazione con questa societa' e questa società civile ci farebbe bene: non risolveremo la nostra crisi chiudendo la porta alla curiosità, alla ricerca e alla contaminazione.


Rio+20, a fine giugno, puo' essere una davvero una occasione.


I promotori del Summit chiedono a tutte le organizzazioni sociali del mondo la partecipazione attiva al loro progetto. Prevedono una partecipazione di centinaia di migliaia di persone, l'arrivo di delegazioni da tutti i paesi per scambiare idee e buone pratiche, manifestare insieme. In molti paesi del mondo esistono gia' coalizioni unitarie.


In Italia il lavoro di preparazione a Rio+20 e' gia' partito. Ha iniziato il Ministro dell'Ambiente Clini che, con un bel gesto di discontinuità  ha convocato un Forum della Società Civile per discutere la partecipazione italiana.


La CGIL ha poi promosso un tavolo unitario, prova dell'investimento che i sindacati di tutto il mondo fanno sull'evento: e' già prevista la presenza di Susanna Camusso alla Cupola dei Popoli. Diverse altre riunioni si terranno nei prossimi giorni.

Speriamo che anche noi riusciamo ad essere della partita: in questo cammino non c'e niente di esotico. C'e' invece la ricerca necessaria della forza che serve, come dice Candido, a far camminare le nostre idee, in una fase da cui altrimenti usciremo con i nostri diritti tornati indietro di cinquanta anni e un pianeta ammazzato.