mercoledì 1 febbraio 2012

"Le idee necessitano di soggetti che ne siano portatori e che abbiano o conquistino forza politica."

di Raffaella Bolini

Con una frase, semplice e forte come le cose vere, Candido Gryzbowski di Ibase riassume il grande lavoro che, ancora una volta, la società civile brasiliana mette a disposizione di tutti, in un momento tanto complicato, organizzando la Cupola dos povos, il summit dei popoli, a Rio de Janeiro.


La Cupola, che si terra' dal 15 al 23 giugno in occasione della Conferenza Onu Rio+20 sullo sviluppo sostenibile, ha un obiettivo preciso: fare emergere una nuova alleanza globale fra chi condivide l'esigenza di un cambio di sistema.


Giustizia ambientale, sociale, ecologica. Un nuovo modo di produrre, di vivere e lavorare. No alla mercificazione della natura e dei beni comuni. Basta con la politica consegnata al capitalismo liberista e finanziario, generatore di instabilità e diseguaglianze.  Per una democrazia rinnovata. Con una visione lunga di futuro e un progetto concreto di transizione per uscire dalla crisi globale con una nuova economia e una nuova società.


Intorno a questi obiettivi lavorano insieme per costruire il Summit gli ambientalisti, i sindacati, gli altermondialisti, i movimenti educativi e dei diritti, gli indigeni, con un equilibrio complicato ma a cui tutti tengono molto.


Nessuno coltiva l'illusione che la Conferenza Onu ufficiale riesca a produrre le risposte di cui il mondo avrebbe bisogno. Solo due mesi fa, la Conferenza sul Cambio Climatico di Durban si e' conclusa con un risultato al di sotto del minimo.


La prima bozza del documento che chiudera' la Conferenza ufficiale e' stata massacrata la settimana scorsa a Porto Alegre, nel Forum Tematico verso Rio. Nella bozza, ad esempio, non si nomina mai la diseguaglianza.


Leonardo Boff lo dice chiaramente: "la nostra missione e' reinventare un paradigma nuovo. Oggi l'unico progetto razionale fa i conti con la finitezza delle risorse, con i rischi che corrono l'umanita e la biodiversità e con il bisogno di giustizia. Ma di questo nella bozza dei governi non c'e nulla."


Qui nessuno concede giustificazione alcuna alla falsa "economia verde" che distrugge le foreste in dimensioni bibliche per produrre agrocarburanti, e consegna le terre agricole alle multinazionali: sono in troppi quelli che verranno a Rio, fra imprese e governi, a ripulirsi l'immagine ma non la sostanza.


Di ben altro ci sarebbe bisogno, dice Marina Silva, leader molto amata uscita dal PT su posizioni ambientaliste "affrontare un problema di tanta magnitudine, richiede un impegno altrettanto grande. Dobbiamo essere capaci di una operazione di de-costruzione, di discontinuità  produttiva e creativa. E anche di disadattamento creativo, rispetto a tutte le cose che abbiamo appreso lungo tutta la nostra vita. Ci hanno detto che il sogno era avere la macchina, ora dobbiamo imparare a sognare un buon trasporto pubblico".


I cambiamenti storici avvengono grazie all'avanzamento culturale e al mutamento dei rapporti di forza. Anche quando la politica non e' capace di produrli, la cittadinanza organizzata può  fare molto, aiutando la costruzione di un nuovo immaginario e offrendo un punto di riferimento ai tanti che sentono l'esigenza di un cambiamento. Spesso la storia ha camminato sulla gambe dei movimenti di cittadinanza.


E per questo da un anno la società civile brasiliana, i movimenti sociali, i sindacati lavorano per il summit dei popoli di Rio. Non sono teneri con il loro governo su molte cose, ma per il loro lavoro autonomo ricevono riconoscimenti importanti: la presidente Dilma Roussef ha incontrato a lungo il comitato promotore brasiliano e i componenti del Consiglio Internazionale del Fsm, in una poco retorica discussione sul ruolo del Brasile.


La presidente difende la sua politica che, dice con forza, disobbedisce ogni giorno ai diktat neoliberisti, basata come e' su un fortissimo intervento pubblico per combattere la disuguaglianza e per fornire servizi pubblici di qualità . Afferma che in Europa la crisi e' stata costruita per distruggere i diritti sociali: e' una situazione terribile, perché e' peggio perdere diritti che non averne mai avuti.


Il cambio degli equilibri mondiali qui in Brasile si vede ad ogni angolo di strada ed e' potente. E qui salta anche agli occhi con tristezza, confrontandosi la qualità del dibattito, quanto sia profonda a tutti i livelli la nostra decadenza politica, culturale, perfino morale.


Anche per questo, una nuova fase di relazione con questa societa' e questa società civile ci farebbe bene: non risolveremo la nostra crisi chiudendo la porta alla curiosità, alla ricerca e alla contaminazione.


Rio+20, a fine giugno, puo' essere una davvero una occasione.


I promotori del Summit chiedono a tutte le organizzazioni sociali del mondo la partecipazione attiva al loro progetto. Prevedono una partecipazione di centinaia di migliaia di persone, l'arrivo di delegazioni da tutti i paesi per scambiare idee e buone pratiche, manifestare insieme. In molti paesi del mondo esistono gia' coalizioni unitarie.


In Italia il lavoro di preparazione a Rio+20 e' gia' partito. Ha iniziato il Ministro dell'Ambiente Clini che, con un bel gesto di discontinuità  ha convocato un Forum della Società Civile per discutere la partecipazione italiana.


La CGIL ha poi promosso un tavolo unitario, prova dell'investimento che i sindacati di tutto il mondo fanno sull'evento: e' già prevista la presenza di Susanna Camusso alla Cupola dei Popoli. Diverse altre riunioni si terranno nei prossimi giorni.

Speriamo che anche noi riusciamo ad essere della partita: in questo cammino non c'e niente di esotico. C'e' invece la ricerca necessaria della forza che serve, come dice Candido, a far camminare le nostre idee, in una fase da cui altrimenti usciremo con i nostri diritti tornati indietro di cinquanta anni e un pianeta ammazzato.

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